lunedì 27 luglio 2009

l'ozio è necessario

L'età moderna, centrata com'è sull'etica capitalista del lavoro, ha perso di vista la concezione antica dell'ozio e in quei pochi casi in cui lo prende in considerazione lo confonde con quel che in senso lato siamo usi chiamare "svago". Una società improntata ad una logica eminentemente espansiva intende lo svago in funzione del lavoro, lo vede come una necessaria momentanea sospensione dalla fatica in vista di una migliore ripresa, di una più alta efficienza lavorativa.

Per i moderni l'ozio ha dunque senso solo se lo si assume come una pausa - giustificata - dal lavoro e non viene invece concepito come un'attività libera, come il "tempo dell'opera", di cui cifra assoluta è l'opera d'arte. L'arte infatti è insieme lavoro, libertà/creatività, grazia. Gli uomini moderni hanno dimenticato l'idea antica di ozio e tuttavia non mancano di lamentare ad ogni momento - pavesianamente - che lavorare stanca.

È allora necessario recuperare il valore originario dell'ozio così come lo intendevano i greci. La parola greca scholé significa riposo, quiete, soprattutto tempo libero.


Nell'ozio, l'uomo si libera da sé, dal suo immediato interesse, non per negarsi, ma per meglio ritrovarsi, per pervenire alla più compiuta consapevolezza della sua vera condizione. Non a caso l'ozio degli antichi era caratterizzato dallo studio e soprattutto dallo studio disinteressato: non quello funzionale ai risultati immediati, ma quello necessario solo per capire. Tutto questo gli antichi lo chiamavano contemplazione. "